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Cose che distruggono la relazione con il cane e cose che la costruiscono

Attraverso la smania di controllo sul cane e la ricerca della sola ubbidienza non si costruisce nessuna relazione, solo un rapporto basato sulla paura, la sfiducia e la soggezione.
Tutte le volte che cerchiamo di controllare il cane e ci agitiamo, siamo noi a essere in difficoltà.
Il mio cane mi segue libero al piede perché sceglie di farlo, perché ho costruito la mia relazione con lui sulla fiducia reciproca, non condizionandolo con pratiche addestrative o vessatorie.
I modi di distruggere una relazione o non farla nemmeno nascere e fare insorgere problemi comportamentali nel cane sono molti:

  • picchiarlo, schiacciarlo con la violenza verbale, “per insegnargli chi è il capobranco”
  • vietargli di rotolarsi e giocare con gli altri cani, “perché si sporca e poi mi tocca a lavarlo”
  • strofinargli il muso nella pipì o nella cacca da cucciolo, “per insegnargli a non farla in casa”
  • strattonarlo continuamente al guinzaglio, “così smette di tirare”
  • non portarlo mai fuori oppure poco e sempre nello stesso posto, “perché non ho tempo”
  • non giocare mai con lui, ignorarlo sempre, “perché mi fa fatica”
  • non dargli mai fiducia e libertà dal guinzaglio, “perché ho paura che scappi”
  • non fargli vedere mai altri cani, “perché potrebbero aggredirlo e poi lui è solo per me”
  • non fargli conoscere mai posti nuovi, “perché tanto per il cane è uguale”
  • abbandonarlo tutto il giorno da solo in giardino, “perché deve imparare a fare la guardia”
  • obbligarlo a fare cose di cui ha paura, “tipo ti butto in acqua così impari a nuotare”
  • non aiutarlo quando è in difficoltà, “tanto i cani se la devono sbrigare da soli”
  • ridere dei suoi comportamenti strani o di disagio “perché poi li posto su facebook”
  • portarlo a correre al guinzaglio andando in bicicletta “perché deve fare movimento”.

E su questo insisto. Oltre a essere vietato perché si tratta di maltrattamento anche grave, è pericoloso: escoriazioni ai polpastrelli sull’asfalto, impossibilità di soffermarsi a sentire gli odori, microfratture alle vertebre cervicali se si usa il collare, rischio di essere investiti entrambi e pericolo per il traffico, l’elenco è anche più lungo. La bici è un modo di fare movimento per uomini, non per cani.
Costruire una buona relazione invece richiede tanto impegno ma poche cose; forse una sopra tutte le altre: l’empatia.
I risultati però sono impagabili in termini di intesa, complicità, allineamento e propensione del cane a fare con voi le cose che gli chiedete.

Le 4 buone pratiche dell’empatia sono:

  • assumere la prospettiva del cane, porsi in ascolto, provare a sentire cosa prova il cane
  • non giudicare il cane, accettarlo anche se fa cose che non ci piacciono o non comprendiamo
  • riconoscere le sue emozioni, cioè dargli valore e riconoscerne l’importanza in ogni situazione
  • comunicargli che comprendiamo le sue emozioni e le sue motivazioni a fare, far sentire il cane «percepito» e rassicurato dalla nostra presenza.

Queste non sono cose alternative all’educazione, sono la base per un’educazione efficace.

I 4 strumenti che abbiamo tutti per empatizzare sono:

  • il linguaggio del nostro corpo: i cani sono più attenti a come ci muoviamo che a quello che diciamo. La postura che assumiamo inoltre ci fa cambiare stato emozionale trasmettendolo al cane.
  • la voce: va usata al minimo, solo per gratificare o in casi di effettiva necessità, quando il cane è lontano o siamo fuori dal suo campo visivo.
  • il tono della voce: deve essere calmo e sicuro. Urla, agitazione, continui “no”, sono segnali che allontanano il cane da noi.

• la mente: attenzione ai “cinema” che ci facciamo, ogni stato mentale produce specifici feromoni, che il cane percepisce. La stabilità emotiva trasferisce allineamento, senso di sicurezza e ci “accredita” nei suoi confronti come guide sicure e affidabili.

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