È il titolo della campagna promossa dalla Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani (FNOVI) in collaborazione con il Ministero della Salute. Visto che le leggi e le sanzioni non bastano, si fa leva sulle emozioni, cercando di far cambiare prospettiva a chi si accinge a commettere questo reato, mettendolo nei panni del cane. Scopo della campagna è infatti aiutare chi desidera adottare un cane o educare chi ne ha già adottato uno a scelte più consapevoli, puntando anche sui giovani e i bambini.
Il problema degli abbandoni, che si ripresenta puntuale ogni estate, non è marginale: stiamo parlando in media di 80.000 gatti e 50.000 cani ogni anno.
Manuela Michelazzi, etologa spiega: “I pet spesso vengono scelti di slancio, senza la consapevolezza di cosa significhi prendersene cura. Una scarsa cultura del possesso responsabile sta causando la crescita costante dei casi di abbandono. Il problema è antico ma negli ultimi due anni è cresciuto di pari passo all’aumento di persone che hanno scelto di adottarli”. (fonte ANSA)
La pandemia, infatti, ha spinto molte persone a cercare di combattere il senso di solitudine adottando un cane. Spesso anche scaricando sul cane le proprie insicurezze e per colmare le proprie carenze d’affetto, che non è esattamente quello di cui un cane dovrebbe farsi carico in una relazione. I cani sono empatici ma non sono psicoterapeuti.
Adesso, con l’allentarsi delle restrizioni anti-covid, le persone improvvisamente si accorgono di non essere preparate all’impegno che adottare un cane comporta, e lo abbandonano.
Così ce li ritroviamo sulle strade, legati al guard-rail nel “migliore” dei casi se non investiti, in preda al panico, all’angoscia o alla depressione. Vengono rinchiusi in un box di canile, senza capire perché gli è stato fatto questo, dov’è la persona in cui riponevano amore e fiducia, e dovranno riiniziare un percorso da capo, con un istruttore pieno di pazienza, senza alcuna certezza che il trauma si risolva, perché l’aiuto dell’istruttore in canile non può certo sostituire una relazione; non deve tra l’altro sostituirla, altrimenti se poi va in adozione ecco che arriva un nuovo abbandono. Ho lavorato con cani che hanno subito abbandoni multipli, e ogni volta il processo di ricostruzione di una relazione è più lungo e più difficile.
Il cane vive l’abbandono come un trauma pesantissimo. Oltre a essere un essere senziente è un’animale sociale, e il rifiuto proprio da parte di chi lo ha accolto e nel quale stava riponendo fiducia, alle volte provoca stati depressivi irreversibili. Rifiutato dal proprio gruppo, il cane di colpo perde tutti i punti di riferimento e precipita in incubo senza soluzioni.
Serve una cultura più responsabile sulle adozioni, serve capire che i percorsi di preaffido e controllo fatti dai canili e dalle associazioni serie non sono una “seccatura”, ma una garanzia per chi adotta e per il cane. Scegliere un cane da un post non verificato su internet, magari vi fa avere il cane in tre giorni. Ma quale cane?
I cani presi su internet a caso, all’80% vanno a finanziare il business della criminalità organizzata. Cani affetti da malattie incurabili che poi vi costeranno una fortuna di veterinario, cani tolti alla madre a un mese che non hanno concluso il processo di attaccamento e non hanno imparato nessun tipo di socialità.
Su tutti gli annunci si leggono le stesse cose, fatevi un giro: se non li adottate subito saranno investiti o soppressi. Non si sopprimono più i cani in Italia da decenni, per legge. Sono tutti “incroci labrador” (perché si sa che i labrador sono “buoni”) o cani di piccola/media taglia, salvo che poi a un anno e mezzo pesano 80 chili e mangiano quanto tutta la famiglia messa insieme.
Spessissimo vi consegnano cani fobici, che non riuscite nemmeno a far uscire di casa per fare i bisogni, che poi finiscono sotto fluoxetina a vita.
Cani con problemi di insicurezza e iperagitazione da deprivazione materna, strappati alla madre a un mese per farla riprodurre di nuovo in un ciclo continuo di stupri.
O peggio, cani ferali, animali selvatici (non cani abbandonati o randagi o di villaggio), catturati in natura, che non hanno alcuna buona rappresentazione dell’uomo e che per il disagio della perdita della libertà vi distruggono casa. Esistono, anche in Italia, in Sicilia per esempio. Leggetevi gli studi di Bonanni, le ricerche di Stray Dogs International. Un cane ferale non è un cane randagio o abbandonato: è come una volpe, un tasso o un lupo. Non è adottabile ne domesticabile.
Quello che ho fatto non è un elenco di casi rari: è la fotografia dell’80% delle adozioni fatte dai post anonimi su internet senza criterio. Se vi è andata bene siete voi il caso raro.
Se un cane con problemi pesanti simili è già stato adottato ed è troppo tardi, ricordo a chi non lo sapesse, che invece di commettere il reato di abbandonarlo, può portare il cane in canile e firmare un atto di rinuncia, invece di lasciarlo in pericolo su una strada.
Purtroppo, molti di coloro che adottano cani a caso su internet, spesso non li “chippano” e non avendo documenti legali del cane da presentare a un canile per il passaggio in caso di rinuncia, temendo sanzioni, li abbandonano in strada. Altri, non li chippano apposta, mettendo in conto fin dall’inizio l’opzione dell’abbandono.
Sono sicuro che se state leggendo questo blog non siete persone del genere.
Il risultato che peggiora di anno in anno è che i canili straripano di rinunce e recuperi di cani abbandonati in stato di grave disagio.
Come far cessare questa situazione tremenda? Qualcosa possiamo fare tutti.
Se volete adottare un cane, siate certi di avere il tempo per occuparvene, sappiate che è un impegno per 15-20 anni se è un cucciolo; perciò se non avete questo tempo davanti a voi, adottate un cane anziano. E soprattutto non fatelo perché avete bisogno di RICEVERE affetto e compagnia ma perché avete bisogno di DARE affetto e compagnia.
Lasciate perdere i post strappalacrime che alimentano solo la tratta di animali (spesso, per carità, anche utilizzando volontari di buon cuore ignari di cosa c’è dietro) e rivolgetevi a una struttura seria, canile, rifugio o allevamento, che vi segua, nella scelta del cane più adatto a voi con un percorso di pre-affido e post-affido attraverso personale professionista, che ha titolo. Se dietro un post non riuscite a rintracciare una struttura ufficiale, lasciate perdere.
Fate in ogni caso, non appena avete il cane in adozione, un percorso con un educatore cinofilo che imposti la vostra relazione. Il tempo che vi dedica il canile nel percorso preadottivo e successivi controlli non può essere sufficiente anche a questo.
Non sono fastidi questi, sono il presupposto per non avere più abbandoni-incubo in Italia e la vostra garanzia per una relazione di qualità con il vostro amico a quattro zampe.