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Il mio cane è arrabbiato con il mondo

“Femmina o maschio che sia, come vede un altro cane parte e non si ferma più di abbaiare, ringhiare, vuol saltargli addosso e sbranarlo…” oppure “ne ha terrore e vuole allontanarlo minacciandolo.” “Con le persone il mio cane è tremendo. Ringhia e cerca di aggredire tutti.” “Non posso portarlo in quella strada, appena sente il rumore del tram impazzisce e diventa incontenibile. Faccio fatica a trattenerlo.”

Perché?

Il motivo di questo comportamento si chiama DISAGIO RAPPRESENTAZIONALE

Non esistono enti o eventi stressanti di per sé, perché il valore rappresentazionale che viene loro attribuito dipende dalla valutazione del singolo individuo.

Quando abbiamo un cane a cui sono mancate esperienze adeguate e non ha potuto formarsi rappresentazioni corrette del mondo, non è in grado di valutare correttamente  altri cani, persone o situazioni. Pertanto, il suo comportamento appare impulsivo e privo di controllo.

Il comportamento di risposta viene attivato da due fondamentali risorse cognitive: l’APPRAISAL (la capacità di valutare un ente o un evento) e il COPING (la capacità di farvi fronte).

Come noi, anche il cane prova delle emozioni. Ma queste emozioni non sorgono di botto in reazione agli stimoli che il cane percepisce: le emozioni sono frutto dell’attività di coscienza (cognizione) e di valutazione (appraisal) della situazione in riferimento ai propri significati, interessi e scopi. In una frazione di secondo il cervello opera perciò alcune valutazioni prima di provare l’emozione e scegliere la risposta.

La prima valutazione, detta APPRAISAL PRIMARIO, è strettamente evolutiva, di sopravvivenza: “questa situazione, questo cane o persona, costituisce una minaccia o no?”

  1. Se la mente valuta che non si tratti di una minaccia, la risposta è l’ASSENZA DI STRESS, che produce AVVICINAMENTO, voglia di relazionarsi con l’ente ed EMOZIONI POSITIVE.
  2. Se la mente invece valuta che si tratti di una minaccia, passa a una seconda valutazione, detta APPRAISAL SECONDARIO, che richiede una valutazione delle proprie risorse di COPING, ovvero delle proprie capacità psicologiche e fisiche di far fronte alla minaccia.
  • Se le proprie risorse di coping sono scarse, il cane percepirà sé stesso come INCAPACE di affrontare la situazione la risposta sarà il DISTRESS (stress negativo), vivrà dunque emozioni negative e potrà reagire in tre modi, ALLONTANAMENTO dal pericolo, IMMOBILIZZAZIONE, ATTACCO, in maniera impulsiva, NON RIUSCENDO AD ATTIVARE GLI AUTOCONTROLLI.
  • Se le proprie risorse di coping sono sufficienti il cane percepirà sé stesso come CAPACE di affrontare la situazione, la risposta sarà l’EUSTRESS (stress positivo), vivrà magari emozioni negative, ma cercherà delle strategie di COPING per far fronte al problema: ATTIVERÀ QUINDI GLI AUTOCONTROLLI. Per cui cercherà di comunicare con l’ente mettendo in atto dei segnali adeguati e un comportamento coerente con la situazione, che può anche essere il non interagire.

Il comportamento impulsivo e senza autocontrolli rivela perciò nel cane una carenza di senso di autoefficacia e di autostima, poche esperienze messe a bagaglio nel passato.

Le RAPPRESENTAZIONI che il cane si è potuto costruire giocano infatti un ruolo chiave nel suo modo di esprimersi.

Il cane costruisce il suo patrimonio rappresentazionale attraverso processi di apprendimento che si verificano ancor prima della nascita. Dopo la nascita, i processi che favoriscono la costruzione di conoscenze sono due:

  • il PROCESSO DI ATTACCAMENTO che rafforza la PROPENSIONE ALL’ESPERIENZA.
  • i PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE che mettono il cane a contatto con i referenti esterni realizzando le OCCASIONI ESPERIENZIALI.

Quando notiamo nel cane questo tipo di problemi dobbiamo riferire il suo comportamento a qualcosa che non ha funzionato in questi due processi nella sua infanzia.

Ma attenzione! LA RELAZIONE CON IL PROPRIETARIO è altrettanto importante, perché può agire:

  • da induttore di esperienze, portando il cane a contatto col mondo esterno
  • da facilitatore di esperienze, svolgendo un ruolo tutoriale e di mediazione

Cani deprivati di esperienze, sempre in braccio, interdetti a socializzare con altri cani o persone hanno conseguenti improprietà relazionali, e sono portati ad atteggiamenti EGOCENTRICO-IMPULSIVI.

Se il proprietario (e il proprietario non è un istruttore e non può sapere queste cose) non si rende conto che il cane ha avuto un danno cognitivo prima dell’adozione e nella relazione con lui si trova a vivere situazioni costantemente incoerenti che non gli consentono di far tesoro dell’esperienza, il cane non può che peggiorare:

  • si consentono al cucciolo comportamenti che poi da adulto gli vengono vietati
  • non si capisce che per il cane il gioco è una cosa seria che consente l’apprendimento dei propri stili
  • si pretende di dare un’abitudine che poi si mette in discussione in circostanze particolari
  • si insegnano cose sbagliate per errori di indicazione, di premio, di conferma, di permesso
  • ci si comporta in modo umorale: di fronte a un comportamento una volta si ride, un’altra si rimprovera. Non si capisce che il cane apprende anche dai nostri comportamenti
  • si pretende che il cane affronti situazioni onerose senza aver prima creato step acquisitivi
  • si fanno marcare negativamente esperienze che invece vorremmo fossero affrontate dal cane con calma
  • non si porta mai il cane a contatto con una situazione e poi vorremmo che il cane l’affrontasse con tranquillità
  • si pensa che il cane abbia di una situazione le stesse nostre rappresentazioni umane e poi ci si meraviglia se non è così
  • si danno indicazioni riferite al mondo che il cane non capisce o peggio equivoca a causa della nostra comunicazione sbagliata. La comunicazione dei cani è diversa dalla nostra.

In questi casi non serve portare il cane dall’addestratore, non si addestra un cane con un disagio. Serve un istruttore CZ che sappia cosa fare e vi segua in un percorso dandovi competenze e ricostruendo le rappresentazioni del cane attraverso un lavoro particolare.

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